domenica 22 gennaio 2012

Museo di Fotografia Contemporanea

"Siamo nani sulle spalle di giganti"..uno sguardo ad alcuni autori..


ENZO NOCERA

Nato a Milano nel 1944 da famiglia medio-borghese, Nocera si dimostra ribelle sin dalla scuola interrompendo gli studi prematuramente. Trasferitosi a Londra nel 1962 per studiare l'inglese, comincia a fotografare indirizzandosi inizialmente verso una fotografia "di strada" di impronta sociale e segue un corso di stampa e ritocco. Ritornato a Milano nel 1966, lavora sino al 1968 come redattore fotografico all'Associated Press. Sono questi anni fecondi e ricchi di stimoli: nel 1967 avvia la collaborazione con "Famiglia Cristiana" - che durerà sino agli anni Ottanta - occupandosi prevalentemente di reportage sui temi dei giovani e dell'infanzia, dell'emarginazione sociale e della malattia mentale. Contemporaneamente frequenta Oliviero Toscani, Toni Comello e Lanfranco Colombo, direttore della galleria Il Diaframma. L'incontro con il gallerista, che ne promuoverà il lavoro, darà vitalità alla sua carriera di fotografo. In collaborazione con Piero D'Alfonso mette a punto nel 1969 quella che Nocera considererà la sua prima ricerca significativa: "Il Castellazzo" che nello stesso anno gli vale il "Premio Nazionale Fotoreporter" e nel 1969 la pubblicazione sulla rivista "Camera" di Allan Porter. A cavallo degli anni Sessanta-Settanta viaggia in Svezia e nel nord Europa, ove realizza reportage sociali e fotografie d'architettura, oltre ad alcuni dei primi ritratti, fra i quali quelli di Alvar Aalto e Ingmar Bergman. In questi anni Nocera è profondamente partecipe del clima di fermento sociale e culturale che investe la tutta la società occidentale; un impegno che si caratterizza non tanto per una militanza di tipo politico, quanto per l'adesione esistenziale a una scelta di vita improntata a valori di libertà, non violenza e fratellanza. Dal 1974 al 1977 collabora con la rivista "Fatti e notizie" edita dalla Pirelli, realizzando un'accurata documentazipone del lavoro di operai e impiegati confluita poi in una mostra e in una pubblicazione. Alla fine dgli anni Settanta sposta la sua attenzione dal reportage al ritratto in studio. Tra il 1980 e il 1981 realizza una serie di 140 ritratti - nota come "Gente di Brera" - di persone note e meno note abitanti nel quartiere di Brera: una galleria di figure che esprimono il suo pieno inserimento nella realtà socio-culturale del quartiere in cui vive. Per tutti gli anni Ottanta si intensifica la collaborazione con aziende quali l'IBM e la Glaxo, che vedono Nocera impegnato coma fotografo industriale, e con riviste come "Amica", "Max", "Vogue", "Marie Claire" e "Dove". Parallelamente continua ad approfondire la sua ricerca sul ritratto in studio lavorando, nel 1984, sul tema della maternità ("Madri Ma Donne") e nel 1989, dopo aver fotografato gli stessi bambini con i padri, realizza la mostra "Dedicato" in cui le immagini delle madri e dei padri slittate nel tempo appaiono accostate. Dal 1990 inizia il suo impegno di docente di Fotografia presso la Nuova Accademia di Milano. Muore nel 1993 in seguito a un incidente stradale. 


Bimbo e bimba



Bambini e maestra fra le vasche d'acqua
Bambino dell'asilo nido che dorme sul seggiolone





Bimbi



Bambina dormiente
Bambina avvolta in un cappotto




Bambino che osserva spiazzo cementato

Autoritratto di Enzo Nocera con bambino allo specchio



PAOLO GIOLI

Formatosi come pittore tra Venezia e New York, alla metà degli anni Settanta affianca alla pitttura, alla serigrafia e alla litografia il cinema e la fotografia. A questa discipline si dedica da allora stabilmente in direzione sperimentale. Le frequenti visite agli archivi storici della Biennale e alla collezione Guggenheim sono il primo passo per una lunga formazione attraverso le avanguardie. Alla fine del 1967 insieme al pittore Piergiorgio Brusegan parte per New York, è qui che stringe amicizia con Paolo Vampa, che diviene sostenitore e produttore del suo lavoro. L'esperienza americana segna soprattutto la nascita di un forte interesse per il cinema e, insieme, di un primo interesse per la fotografia. Alla fine degli anni Sessanta è a Roma nel periodo della Pop Art romana; attraverso il filmaker Alfredo Leonardi entra in rapporto con la Cooperativa Cinema Indipendente. Agli inizi degli anni Settanta inizia ad operare con la tecnica del fotofinish, reinventandola creativamente. Nel 1976 si trasferisce a Milano, dove vive fino alla fine del 1981. E' a Milano che attraverso Ando Gilardi e Lanfranco Colombo, direttore della galleria Il Diaframma / Canon, Paolo Gioli entra ufficialemnte nell'ambiente della fotografia, disciplina alla quale, da questo momento in poi, si dedica con continuità, affiancandola al cinema. Nel 1977 è la sua prima mostra personale alla galleria Il Diaframma / Canon "Il tempo della ricerca ritrovata" dove espone anche nel 1978 e nel 1979. Nel 1979 conosce lo storico della fotografia Italo Zannier, in occasione della manifestazione "Venezia '79. La Fotografia". Nel 1981 torna a Rovigo, sua terra natale, per poi andarsene nel 1989 e trasferirsi a pochi chilometri dalla città, in campagna, a Lendinara. Nel 1991 espone fotografia e film nella mostra antologica "Gran positivo nel crudele spazio stenopeico" a Palazzo Fortuny a Veneziae successivamente al Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari a Firenze. Del 1996 è una grande mostra antologica al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal titolo "Paolo Gioli. Fotografie dipinti grafica film", nella quale per la prima volta viene presentato l'insieme della sua opera in tutte le sue articolazioni dal 1962 al 1995. Nel 1999-2000 prende parte al progetto "Milano senza confini" per incarico della Provincia di Milano ed espone ad una mostra collettiva allo Spazio Oberdan di Milano. Nel 2001 è la sua personale alla galleria Michèle Chomette di Parigi dal titolo "Paolo Gioli. Attraverso. Oeuvres fotofinish 1995-2000 et films 1969-1995". Nel 2003 Paris Experimental dedica un cahier al suo cinema sperimentale e ai suoi scritti sul cinema, presentando una serie di film alla Galerie des Filles du Calvaire di Parigi. Vive e lavora a Lendinara, in provincia di Rovigo, impegnato in ricerche sui temi del corpo, del volto, della natura morta e del paesaggio impiegando macchine a foro stenopeico, Polaroid, Fotofinish, Chibacrome, discutendone e reinventandone le procedure. Le sue opere fanno parte di molte importanti collezioni pubbliche e private, tra cui: Musèe National d'Art Moderne Centre George Pompidou, l'Art Instituto di Chicago, il Museum of Modern Art di New York. Gioli, pittore, film-maker, fotografo, fa parte di quella generazione di artisti che fra anni Sessanta e anni Settanta sia in Europa che negli USA scelsero la fotografia, il cinema oppure il video, i mezzi tecnologici dunque, come nuovi strumenti di lavoro sui quali misurare, e rinnovare i codici dell'arte. In particolare, si devono a lui molte ricerche innovative attuate attraverso la riscoperta e l'uso radicale del foro stenopeico quale principio fondante della fotografia e di camere autocostruite o ogetti trovati utilizzati come camere in luogo delle apparecchiature industriali; l'impiego "alternativo" di materiali Polaroid a colori e in bianco e nero(trasferiti su carta da disegno, seta serigrafica, con acrilico e rosso d'uovo, matita, tela, composizioni di più Polaroid in una unica ripresa, sperimentazioni e indagini sui processi di sviluppo); il Cibachrome, impiegato come supporto in sè o utilizzato insieme alla Polaroid; la tecnica del fotofinish sottoposta a una personale rivisitazione in fitte ricerche sui segni, il movimento, la scrittura, la luce. La figura di Gioli costituisce, all'interno della storia della fotografia sia italiana che internazionale, una sorta di significativo ponte fra le arti classiche, di cui conserva memoria, e le arti tecnologiche, che coltiva e interroga negli aspetti più intimi. Gioli è uno dei fautori del rinnovamento della fotografia contemporanea, presente nelle più importanti storie della fotografia e riconosciuto come maestro, riceve riconoscimenti internazionalima la particolare complessità della sua opera estremamente ricca e non facilmente inquadrabile dentro schemi di analisi collaudati, merita ancora studi approfonditi, soprattutto da parte della nuova critica. 


Volto attraverso elementi di scala mobile


Volto attraverso uno spartito di Giuseppe Verdi

Senza titolo

Luciana Savignano


Corpo recto-verso




KLAUS ZAUGG

(Solothurn 16/3/1937 - Buzios 14/1/1994) Klaus Zaugg nasce a Solothurn (Svizzera) nel 1937. Grazie ad un borsa di studio frequenta la Scuola d'Arte Applicata di Zurigo; è il periodo della sperimentazione astratta su oggetti e forme grafiche, sfociata, dopo il suo trasferimento in Italia, con la collaborazione con l'architetto Franco Grignani. Si stabilisce prima a Milano, poi a Castell'Arquato (PC) dove lavora prevalentemente come fotografo pubblicitario e di moda, maturando una personale sensibilità sull'astratto, il surreale, il metafisico. E di questi anni l'importante incontro con il Centro Sperimentale Cassina/Busnelli ed in modo particolare con l'architetto Gaetano Pesce. Tra gli anni '80 e '90 realizza importanti campagne pubblicitarie per colossi quali Fiat, Perugina, Alitalia, Swatch, Ellesse e moltissimi altri. Interessanti sono anche le immagini realizzate per architetti e designer degli anni '70, i ritratti a Federico Fellini, Susanna Agnelli, Donald Sutherland ed Erica Jong, frutto della collaborazione con le testate Die Zeit e Der Spiegel. Parallelamente conduce un'attività di ricerca personale che spazia dalle riprese architettoniche ai ritratti, dal paesaggio all'immagine introspettica rappresentata dall'autoritratto. Il suo lavoro si caratterizza per l'elevato grafismo e la continua ricerca formale, nonché per un'eccezionale dose di fantasia, che, unita ad una notevole conoscenza tecnica degli strumenti, gli consente di produrre immagini anticipatrici di futuri linguaggi fotografici. Ci riferiamo soprattutto a quegli autoritratti di stampo surreale, su cui si incentra una delle sue mostre più recenti: "Klaustrofobia" (Kantonalen Kulturzentrum Palais Besenval, Solothurn (CH) 26 ottobre - 18 novembre 1990 e Chiostro dello Juvarra, Torino 4-30 dicembre 1990). Sintesi stilistica degli anni precedenti, "Klaustrofobia" presenta autoritratti di nevrotica bellezza, realizzati all'interno di tecniche fotografiche classiche utilizzate in modo insolito: da tre autoritratti in b/n base, servendosi di proiezioni tradizionali e di frontifondografo, ha creato 40 fotografie senza ricorrere a montaggi, inserimenti né elaborazioni successive alla ripresa. Il suo gusto estetico gli fa scoprire l'oggetto Swatch , di cui è appassionato collezionista, che non percepisce come una macchina segna tempo, ma come oggetto di culto e feticcio che, nella sua diversificazione, diventa moda e spunto per trarre nuovi e creativi messaggi pubblicati sul Calendario Swatch 1992. Diverse le mostre a cui partecipa, oltre alla già citata "Klaustrofobia", inizialmente chiamata "Fremd" (in italiano "Estraneo"), ricordiamo: la collettiva "Italiensk Fotografi" (Hasselblad Gallery, Goteborg (Svezia) 5 giugno - 4 luglio 1986), "Fotografie di Klaus Zaugg" (Spazio foto 3M - San Fedele, Milano 18 novembre - 6 dicembre 1986), "L'Ora di Zaugg" (Palazzo Ducale, Mantova 30 agosto - 11 settembre 1992), mostra in cui espone oltre alle immagini fotografiche anche una serie di elaborazioni personali apportate agli orologi Swatch di cui è un appassionato collezionista; segue "Dettagli, visioni, momenti" (Abbazia di Chiaravalle della Colomba, Alseno (PC) settembre 1993). Spetta infine alla moglie l'organizzazione della mostra "Fotografie di una vita" (Palazzo del Podestà, Castell'Arquato (PC) 20 maggio - 4 giugno 1995 e Galleria Il Diaframma, Milano 10 ottobre - 4 novembre 1995) a ricordo di 35 anni di attività sospesi a causa di una improvvisa scomparsa nel gennaio 1994 .


Giochi di luce
 
Bambini che corrono

Macchina con fotomodella


Alfa

Campagna pubblicitaria Mon Cherì
 
Ceramiche artistiche Piemme
 
Fotomodella scarpe Mario Bologna
 
Atalaspor

Atalasport

Ambrogio-Campagna Ferrero Rocher

Due figure mascherate

Pubblicità dell'Alitalia

Klown abbraccia un reduce di guerra

Autoritratto dell'artista

Klaustrofobia

Autorit. dell'artista proiettato su fondale "cerchietti" luce viola
 
Autoritratto dell'autore proiettato su fondo nero



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